OBBLIGARE A RICEVERE
di Alejandro Jodorowsky
Due madri ebree stanno chiacchierando.
"Mio figlio è un medico fantastico," afferma la prima. "Devi assolutamente andarlo a trovare!"
"Ma non ho nessuna malattia," risponde l'altra. "Perché ci dovrei andare?"
"E talmente bravo..." spiega la prima tutta orgogliosa, "... che anche se non hai niente ti troverà certo qualcosa."
A volte cerchiamo di essere di aiuto, ma forse facciamo male a costringere l'altro ad accettare qualcosa che non ci aveva chiesto.
Avviare un processo di guarigione richiede un'estrema delicatezza.
È un'occupazione che non permette di esaltare l'Io perso di chi cura, e non dà neanche lustro alla sua fama. Quando si vuole guarire qualcuno, bisogna farlo con grande rispetto, intervenire discretamente senza mai costringere il malato ad accettare i nostri servigi. Nel momento in cui vogliamo dimostrare che siamo eccellenti guaritori, provochiamo danni irreparabili.
Diffidate delle persone che dicono di curare con lo scopo di autoaffermarsi! Gurdjieff diceva: "Sono talmente pigri ad aiutare se stessi che vogliono aiutare gli altri". Desiderano farsi valere, essere potenti, e fanno pratica sugli altri. E noi sprechiamo anni della nostra vita dando fiducia a personalità forti che ci fanno credere di essere infallibili. Secondo questi terapeuti le loro convinzioni sono la realtà. A volte, quasi sempre troppo tardi, si accorgono di avere sbagliato:
Un medico viene chiamato al capezzale di un malato. Dopo averlo visitato, va nella stanza a fianco e dice alla moglie:
"Non si preoccupi, signora. suo marito non ha niente. Crede solo di essere malato".
La settimana dopo il medico le telefona:
"Che cosa mi dice, signora? Come sta suo marito?".
"Sempre uguale, sempre a immaginarsi cose. Adesso crede di essere morto."
La realtà può essere diversa da quella che supponiamo. Sovente la persona che insiste a darci un consiglio non lo sta dando a noi, bensì a se stessa:
"Com'è andata? Ha funzionato la medicina che le ho prescritto?"
domanda un medico al suo paziente.
"Ma certo! Mi ha fatto benissimo!"
"Davvero?"
"Si, davvero!"
"Allora, visto che dice così, la provo anch'io: ho il suo stesso problema."
Questo medico prescrive cure che non ha provato. Elargisce consigli per aiutare le persone a risolvere un problema quando anche lui ha lo stesso problema. In una storia iniziatica indù, attribuita a Gandhi, l'atteggiamento del saggio è ben diverso:
Una madre va a trovare un guru per chiedergli di parlare con suo figlio e indurlo a smettere di mangiare zucchero. Il guru capisce la sua richiesta e le propone di ritornare dopo una settimana. E così avvie.
Allora il guru si rivolge al bambino:“Ragazzino, smettila di mangiare zucchero!".
Sorpresa per la brevità del suo intervento, la madre domanda al guru: "Soltanto per questo abbiamo dovuto aspettare una settimana? Avrebbe potuto dirgli la stessa cosa la prima volta che siamo venuti qui!". "Vi ho fatto aspettare una settimana perché prima anch'io mangiavo zucchero".
Quando cerchiamo un consiglio, la scelta del consigliere richiede una cura meticolosa. Un conto è la conoscenza acquisita deducendola dalle parole; un altro è la conoscenza che scaturisce dalle azioni compiute per acquisirla. Un guaritore non deve raccomandare un'azione che lui non sarebbe in grado di compiere.
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brano tratto da: Alejandro Jodorowsky, cabaret mistico, 2008, Feltrinelli